Recensione a cura di Nino Sorce
La cura psicoanalitica in un intreccio interdisciplinare tra fisica quantistica, filosofia e neuroscienze di Benedetto Genovesi
Nel panorama contemporaneo della psicoanalisi, sempre più aperto al dialogo con altre discipline, La cura psicoanalitica in un intreccio interdisciplinare tra fisica quantistica, filosofia e neuroscienze si distingue per il suo intento divulgativo e interdisciplinare. L’autore propone un viaggio affascinante tra la psicoanalisi e le scienze, con particolare attenzione alla fisica quantistica e alle neuroscienze, costruendo un ponte tra mondi apparentemente lontani ma potenzialmente ricchi di risonanze concettuali.
Uno degli aspetti più interessanti del libro è la sua accessibilità. L’autore non si rivolge esclusivamente agli psicoanalisti o agli esperti di settore, ma cerca di parlare a un pubblico più vasto, composto anche da lettori mossi da semplice curiosità. Attraverso un linguaggio chiaro e un approccio narrativo coinvolgente, il testo invita alla scoperta di connessioni sorprendenti tra discipline diverse, senza mai perdere di vista il rigore scientifico.
Il filo conduttore della meraviglia
Un elemento che attraversa l’intero volume e ne costituisce il filo conduttore è quello della meraviglia. L’autore, infatti, sembra animato da un autentico stupore di fronte alla complessità del reale e alle connessioni che emergono tra la psicoanalisi e le scienze. Questo sentimento di stupore, trasmesso al lettore, diventa il motore del libro: la meraviglia non è solo un’esperienza estetica o emotiva, ma anche un metodo di conoscenza, uno stimolo per approfondire e interrogarsi.
Non a caso, il libro si apre con un’immagine fortemente evocativa, quasi un invito implicito a lasciarsi sorprendere:
“È la notte di Natale, l’atmosfera è tranquilla, il cielo stellato, la luna illumina le onde del mare come fosse una magia. Decido di uscire con i cani e vado sotto casa sulla riva del mare, di fronte alle isole. Il mare è calmo, infonde serenità. Ho sempre sentito che questo è come se fosse un luogo magico. C’è un’atmosfera a tratti strana e surreale, ma per me familiare al tempo stesso. A sinistra l’Etna, a destra lo Stromboli, di fronte Vulcano, e al centro ci siamo noi. C’è un’energia vulcanica vitale che smuove gli orizzonti e al contempo i pensieri, gli affetti e i sentimenti. È un luogo di interazioni e di combinazioni tra energie vulcaniche, fasi lunari, maree e altre cose che generano movimenti interni.”
L’inizio del libro è dunque più di un’introduzione: è una dichiarazione di intenti. L’autore ci invita a condividere il suo sguardo sul mondo, un sguardo che accoglie il mistero, la bellezza e la complessità del creato. Ma questa meraviglia non è semplice ammirazione: ha una qualità che ricorda il sublime, nel senso kantiano e leopardiano del termine.
Nel Critica del Giudizio, Kant scrive:
“Sublime è ciò che, anche solo potendolo pensare, dimostra una facoltà dell’animo che supera ogni misura dei sensi.”
Anche Giacomo Leopardi ha colto la stretta relazione tra il sublime e l’esperienza della meraviglia, mettendo in evidenza il fascino dell’indefinito e del misterioso. Nello Zibaldone, scrive:
“Il vago, l’indefinito e il misterioso, cioè i tre caratteri principali del bello, derivano dalla rimembranza dell’infanzia e della prima età, quando il mondo, la vita e le cose sono a noi nuove e incerte.”
Nel contesto del libro, in cui la meraviglia non è solo un’esperienza estetica ma un vero e proprio strumento conoscitivo, l’autore sembra voler restituire al lettore quello sguardo infantile e primordiale sulle cose, capace di cogliere connessioni inaspettate e di aprirsi a un sapere che non si limita alla razionalità, ma si nutre di immaginazione e intuizione.
Psicoanalisi e scienza: connessioni inaspettate
A tale proposito, tanti sono i richiami che l’autore fa a concetti di fisica quantistica e fisica astronomica. Vengono citati, ad esempio, il concetto di entanglement, le recenti scoperte sui buchi neri e il principio di indeterminazione di Heisenberg. Questi riferimenti non sono meri accostamenti suggestivi, ma tentativi di individuare possibili paralleli tra il funzionamento della psiche e le dinamiche della realtà fisica. L’entanglement quantistico, che descrive il legame istantaneo tra particelle a distanza, può essere interpretato come una metafora della connessione inconscia tra individui. Il principio di indeterminazione di Heisenberg, che afferma l’impossibilità di conoscere simultaneamente con precisione posizione e velocità di una particella, può richiamare la natura sfuggente dell’inconscio e il carattere dinamico dei processi psichici.
Questa riflessione si intreccia con il dialogo tra psicoanalisi e scienza, senza tuttavia subordinare la verità della psicoanalisi ai paradigmi scientifici. La psicoanalisi ha davvero bisogno di fondare la validità delle sue conoscenze su altre discipline? Oppure questi richiami alle scienze fisiche e naturali possono semplicemente ampliare e arricchire la comprensione della relazione analitica, permettendo di esplorare con maggiore profondità ciò che accade all’interno del setting psicoanalitico?
Il libro di Benedetto Genovesi sembra suggerire che la psicoanalisi potrebbe trarre beneficio da una rinnovata apertura alla meraviglia, da un atteggiamento capace di cogliere le connessioni inaspettate con altri ambiti del sapere, come la fisica quantistica e le neuroscienze. Forse il futuro della psicoanalisi non sta solo nel consolidamento delle teorie esistenti, ma nella capacità di stupirsi ancora, di interrogarsi su ciò che ancora non è stato pensato.