L’eroe imperfetto è un ossimoro perché l’eroe è un semidio , originariamente era un comune mortale ma dopo il suo gesto, di solito altruistico, attraverso una idealizzazione di massa, diventa un soggetto a metà tra un dio e un uomo ; il gesto viene amplificato e nello stesso tempo passano sullo sfondo o addirittura vengono “ rimossi” i difetti; pertanto diviene perfetto di fronte al popolo. La perfezione è una qualità divina. L’imperfezione, per definizione è una caratteristica umana. Per questo mi sembra indovinato il sottotitolo “Romanzo eretico”. Sandra Rizza, in questo romanzo fa un percorso al contrario poiché parte dall’ortodossia del culto dell’eroe e attraverso una deidealizzazione arriva ad una visione imperfetta dell’eroe ,controcorrente, dissacratoria , eretica , ma nel contempo più realistica: ci porta in laboratorio , al microscopio , aumenta il campo visivo , e ci mostra cosa c’è oltre il focus dell’eroe : l ’ambiente, la famiglia ,le istituzioni , la stampa ecc. ecc.; porta alla luce ciò che è nascosto, lo rende visibile . In questo senso potremmo dare al romanzo un altro sottotitolo “ romanzo analitico” perché è quello che succede in psicoanalisi. Ne deriva una visione più completa, intera e in definitiva si tratta di una operazione di ricostruzione storica e di rivelazione di verità.
Sandra Rizza inoltre utilizza alcuni espedienti letterari: uno è quello dei temi e delle lezioni durante le quali ogni studente, intervenendo nella discussione , mette in evidenza un aspetto del fenomeno contribuendo a formare una visione sfaccettata dell’eroismo civile. L’ altro espediente è costituito dal flash-back dei due protagonisti del fatto avvenuto anni prima, ne viene fuori una situazione surreale e divertente: le due vittime descrivono a-posteriori gli ultimi minuti prima di morire e comunicano i loro pensieri, le loro emozioni , e le loro” imperfezioni” .Infine ci sono le interviste ,uno strumento per descrivere meglio ciò che è successo, ciò che era sospeso, non chiaro e, attraverso le stesse, diventa esplicito e definito.
Vorrei sottolineare una differenza notevole tra i soggetti che appartengono alle organizzazioni pubbliche, alle istituzioni, alla scuola, alla stampa , alla politica che usano il culto dell’eroe per avere visibilità, fondi, consenso, successo e i familiari che invece , ogni volta che vi è una commemorazione , devono non solo ricordare ma anche rivivere l’evento della perdita ,il dolore ,il sentimento di mancanza. Si può configurare come un “lutto non elaborabile”, “una ferita che non può cicatrizzare mai. Per Freud il processo del lutto ha una sua evoluzione divisa in fasi (negazione, rabbia, contrattazione, depressione e accettazione). Il “ lavoro del lutto “ comporta un disinvestimento rispetto all’oggetto d’ amore perduto e il superamento è legato alla capacità di poter investire su altre persone e di rimanere vivi nonostante l’assenza . Ciò non può avvenire se vi è stata una relazione narcisistica o se vi è una forte ambivalenza nei confronti dell’oggetto. Alla fine del processo di elaborazione riuscito troviamo la introiezione di una buona relazione che viene tenuta all’interno e può essere rivisitata periodicamente con la nostalgia .Nel caso di Adele vi è una condizione oggettiva che le impedisce di portare a termine il lutto e di voltare pagina perché non può dimenticare, disinvestire ,anzi ha il mandato di mantenere viva la memoria, di alimentare il culto dell’eroe , di commemorare ogni anno e una condizione soggettiva perché prova , ancora dopo anni molta rabbia ,una notevole ambivalenza rispetto al marito. Anche il figlio, Roberto, presenta un certo disagio perché da un lato non è arrivato all’ accettazione dell’evento e della perdita ,e ha ricordi e sentimenti negativi nei confronti del padre , che contrastano con la necessità di partecipare alla celebrazione del genitore divenuto “icona “ dell’etica pubblica e dall’altro vive la fase dell’adolescenza caratterizzata da contestazione ed aggressività, e le due condizioni si sommano e determinano dei comportamenti caratterizzati da provocazione, trasgressione, ostilità.
Man mano che si progredisce nel romanzo si vanno aggiungendo tasselli che rendono sempre più completa la visione della realtà: si tratta di un processo , di un percorso che porta verso la verità. Si passa da una situazione statica, stereotipata, ripetitiva ad una situazione dinamica nella quale ciascuno trova un nuovo ruolo, una posizione diversa e più vitale. Tutto ciò è determinato dall’emergere di un segreto che ha agito su tutti come un trauma inconscio, che non essendo conosciuto agisce senza che possa essere pensato, elaborato e superato. Nel momento in cui viene alla luce ciascuno degli attori della vicenda può portare a termine un processo di elaborazione che fino a quel momento è stato bloccato. Svelare il segreto ha la funzione di “ sciogliere “ una situazione cristallizzata e questo consente un abbassamento delle tensioni nonché un movimento di pensiero ed una modificazione delle relazioni. Nel caso di Roberto , il figlio dell’eroe, si attenua la condizione di disagio e sembra avviarsi, dopo aver conosciuto la verità, verso la fine della crisi adolescenziale, nonché del processo di elaborazione e superamento del lutto. Portare alla luce tutta la verità determina in ognuno una catarsi , una trasformazione che si rivela terapeutica sia in chi ha tenuto a lungo il segreto portandone il peso relativo, sia in coloro che non ne erano al corrente .
“L’eroe imperfetto” è anche un romanzo di denuncia socio-politica, Sandra Rizza fa una critica netta , negativa , nei confronti di un ambiente borghese conformista , di destra, conservatore –reazionario che viene descritto con un tono di dissenso e persino con sarcasmo. Vi è la sottosegretaria , il prototipo della donna che si impegna nel fare carriera politica per fare contemporaneamente una scalata sociale .Poi abbiamo la Marzetti “vittima di mafia” “la superstite più avvenente della storia giudiziaria locale, consumatrice accanita di cannabis” la quale strumentalizza la sua disabilità. Mentre Lodetti con il suo perbenismo conformista porta avanti un impegno sociale ,invero non molto sentito , ma tanto esibito quanto interessato. Ma anche Adele, la vedova, ad un certo punto, potrebbe cambiare vita , liberarsi, voltare pagina ,ma su consiglio dell’amica sottosegretaria, usando la stampa complice, riprende in mano la situazione e non rinuncia al ruolo ed al potere che le da’ l’essere vedova di un eroe civile.
La speranza, in questo romanzo, è riposta nei giovani, i quali, seppur scorretti, trasgressivi, difficili nel loro disagio giovanile, tuttavia sono sempre autentici, veri e tendono verso la verità, non accettano né i compromessi che propongono gli adulti né le falsificazioni o i ricatti per ottenere dei vantaggi personali : anche quando sbagliano lo fanno essendo sé stessi fino all’ultimo.
MAURIZIO GUARNERI