Impensabilità al governo della città

 

 

 

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Come è consuetudine, ilconvegno di Pubblic/azione, Associazione Culturale Interdisciplinare, è associato alle tragedie che ogni anno vengono rappresentate al Teatro Greco di Siracusa. Quest’anno saranno messe in scena I Sette contro Tebe di Eschilo e le Fenicie di Euripide. Ci è sembrato che il tema trattato e quanto mai attuale fosse quello del controverso governo della città. A Tebe si scontrano in una guerra fratricida, per affermare il diritto di governare, Eteocle e Polinice, portatori entrambi di un desiderio o di un bisogno. In effetti, in ogni città coesistono istanze diverse che, o trovano le ragioni per una convivenza pacifica, o saranno preda delle pulsioni distruttive. In essa convivono gli interessi dell’individuo, quelli delle coppie e quelli dei gruppi. Esistono tanti individui, ognuno dei quali ha desideri e bisogni e aspettative proprie; esistono tante coppie che sostengono le esigenze delle famiglie e dei nascituri, futuro della città; esistono tanti gruppi, più o meno numerosi o grandi nella coesione, che sostengono gli interessi della socializzazione e della koinonia. Lo scontro tra Eteocle e Polinice è uno scontro tra interessi e valori individuali e interessi gruppali e istituzionali. Così come lo scontro tra Antigone e Creonte è uno scontro tra interessi e valori familiari e legami affettivi, e interessi e valori gruppali e istituzionali.

Le tragedie rappresentano, a nostro avviso, l’incapacità di dare senso a questi conflitti e la loro trasformazione in agiti, così come accade nelle città contemporanee, per cui chiunque ne esca vincitore, il potere sarà caratterizzato dall’impensabilità e dai suoi effetti; cioè da un pensiero efficiente ma privo di affettività, di memoria, di ponte di collegamento tra individuo e gruppo (mito), di etica della responsabilità. Tutto questo ha anche un valore analogico nel senso che il nostro mondo interno potrebbe essere rappresentato da una polis complessa con le sue tre psiche (individuale, di coppia e di gruppo). È interessante anche l’accostamento con l’altra tragedia, le Fenicie, che parla di un gruppo di donne fenicie che andando in pellegrinaggio a Delfi, passando da Tebe sono osservatrici e testimoni della stessa tragedia esposta in Sette contro Tebe. L’associazione mentale che si può fare è con la condizione attuale delle città le quali sono esposte allo sguardo di tutto il mondo. Come pure l’uomo di oggi è esposto con tutte le sue contraddizioni interne allo sguardo del mondo, come se fossimo tutti diventati di cristallo, ma di un cristallo virtuale.

 

Riccardo Romano