I colloquio : “Lo statuto del paziente nella relazione analitica” (1978)
II colloquio : “Memoria e oblio” (1982)
III colloquio : “Del genere sessuale” (1986) da cui è stato tratto il Saggio a cura di Lucio Russo e Malde Vigneri
IV colloquio : “Sulle passioni” (1988)
V colloquio : “La malinconia” (1991)
VI colloquio : “Analisi dei sogni” (2002) da cui è stato tratto il Saggio a cura di Fernando Riolo
VII colloquio : “L’Inconscio” (2008)
VIII colloquio : “Il controtransfert” (2015)
A cura di Diego Bongiorno
Il primo incontro ha avuto come tema
“Lo statuto del paziente nella relazione analitica”
Così Corrao, nel 1° numero della Rivista di Psicoanalisi del 1979, ha commentato:
“Il 24 giugno 1978 alle ore 16, è stato inaugurato ufficialmente nelle sale dell’Hotel Politeama, il Centro di Psicoanalisi di Palermo.
Sono intervenuti alla amichevole e calorosa cerimonia, il Presidente della SPI, Dr. Gaddini, i vice-Presidenti Prof. Carloni e Dr. Tagliacozzo, il Segretario Dr. Bellanova ed altri sessanta colleghi, giunti da Milano, Firenze, Bologna, Roma e Napoli…
Il Presidente Dr. Gaddini ha dato inizio alla cerimonia inaugurale pronunziando un breve ed intenso discorso, nel quale ha sottolineato la particolarità dell’evento. Si è trattato infatti della prima inaugurazione di un “Centro di Psicoanalisi” a partire dalla entrata in vigore del nuovo Statuto della SPI.”
Nello stesso numero della rivista sono riportati cinque dei lavori presentati che hanno costituito la trama:
Lo statuto del paziente nella relazione analitica ( F. Corrao);
Il paziente come soggetto e come oggetto ( R. Gaddini De Benedetti);
L’insieme dei pazienti come oggetto interno. Il paziente come oggetto nel gruppo di lavoro ( A. Costa);
Il paziente come oggetto assente (M.V. Turra);
Il paziente come oggetto assente ( F. Siracusano);
Il predicato analitico del paziente (G. Di Chiara).
Il secondo colloquio ha avuto come tema
“Memoria e Oblio”
Nel terzo numero della rivista di Psicoanalisi del 1982, viene riportato il resoconto con questa introduzione:
“Il 27 e 28 Febbraio u.s. in occasione del Cinquantenario della S. P. I. ha avuto luogo a Palermo presso la “Fondazione Whitaker” un meeting informale organizzato dal Centro di Psicoanalisi di Palermo sul tema: Memoria e Oblio.
Hanno partecipato: Eugenio e Renata Gaddini, Anna Baruzzi, Adda Corti, Aldo Costa, Dario De Martis, Elvio Fachinelli, Claudio Neri, Luciana Nissim, Fausto Petrella, Olga Pozzi, Dino Riccio, Fernando Riolo, Lucio Sarno, Laura Sinatti, Francesco Siracusano, Francesco Corrao, Aurelio Calafiore, Paola Camassa, Ines Coco Pavone, Amedeo Falci, Alessandra Manzoni Petrella, Lorena Preta, Riccardo Romano, Matilde Vigneri.
Sono stati ospiti del Convegno: Marino Bosinelli, Professore di Psicologia dell’Università di Bologna; Salvatore Nicosia, Professore di Letteratura Greca ed Antonio Restivo, Professore dì Fisica dell’Università di Palermo”
Il terzo Colloquio si è svolto nel 1986 con il seguente tema:
“Del genere sessuale”
Il tema, anticipatore di grandi problematiche attuali, è stato sviluppato dai relatori, le cui riflessioni sono state poi raccolte in un Saggio, con il nome Del Genere Sessuale, a cura di L. Russo e di M. Vigneri , edito da Borla.
Il Quarto Colloquio si è svolto il 25 e 26 Febbraio del 1988, con il seguente titolo :
“Sulle Passioni”
Il convegno si è svolto a Villa Niscemi e vi hanno preso parte:
F. Corrao: Phthnòs, Thymòs Eleutherìa;
G. Hautmann: Le passioni e le parti primitive della mente;
P.A. Lussana: Sulla mancanza primaria di passioni;
A. Costa: Le passioni e il Sé: crollo e integrazione;
F. Riolo: La contraddizione sempre crescente;
A. Vergine: La passione analitica;
M. Vigneri: L’origine del transfert;
G. Sassanelli: Tra divieto e trasgressione: l’Edipo dimezzato;
L. Sarno: Incerte pieghe delle passioni;
R. Romano: Il tempio delle passioni;
L. Micati: Odio e distruttività in psicoanalisi;
A. Falci: Tra l’imperfezione e l’apparizione: note sulle passioni;
L. Rinaldi: La passione del metodo.
Il Quinto Colloquio si è svolto il 23 e 24 Febbraio del 1991 con il tema
“La Malinconia”
Dopo la relazione di apertura di F. Corrao, sono state presentate le seguenti relazioni:
P. Camassa: La malinconia come campo di rinnegamento;
A. Costa: Temporalità e Malinconia;
A. Schon: Melas, Melos;
M. Curi Novelli: Raffigurazioni e personificazioni nella malinconia;
A. Falci: Sul pensiero negativo: tra il vuoto e la bellezza;
F. Siracusano: Il pensiero melanconico ed il suo oggetto;
L. Sarno: Solitudine;
A. Accursio: Spazialità e stasi melanconica;
M. Sarno: Estetica e malinconia;
E. Gaburri: Melanconia e Potere;
M. Vigneri: L’errare melanconico;
V. Egidi Morpurgo: Malinconia o Malinconie? Casi letterari, casi clinici;
R. Romano: La malinconia e la sua ombra.
Il Sesto Colloquio si è svolto il 26 e 27 Aprile 2002 con il tema
“Analisi dei sogni”
M. Badoni così inizia il suo resoconto nel terzo numero della Rivista del 2002:
“Un richiamo alle origini. Lo intitolerei così, questo VI colloquio di Palermo, e per diversi motivi: uno sguardo alla sapienza antica, il rinnovarsi di una tradizione, iniziata nel 1978 e interrottasi con la morte di Francesco Corrao, e un forte richiamo al VI capitolo della Interpretazione dei Sogni. Poi, un susseguirsi opulento di relazioni (19 in due giorni) hanno gettato, con la originalità del pensiero di ognuno, nuovi semi di riflessione”.
I lavori che sono stati presentati:
Fernando Riolo: “Si prega di chiudere gli occhi
Adamo Vergine: Analisi ed autoanalisi del sogno. Sulla relazione tra il soggetto e l’altro
Giuseppe Di Chiara: Non abbandoniamo i nostri sogni. Attualità della psicoanalisi del sogno
Fausto Petrella: Sogni belli e brutti: un complemento estetico e drammaturgico alla Traumdeutung
Aldo Costa: Sognare: dalle pulsioni al pensiero
Agostino Racalbuto: Sognare il sogno. “Dottore la prego, mi faccia sognare!”. Per un “senso comune” della realtà psichica
Alberto Luchetti: Il doppio visivo del sogno in analisi: the secret sharer
Paola Camassa, Eleonora Cutaia, Alessandra Randazzo, Daniela Rao Camemi: Il simbolismo onirico
Riccardo Romano: Il sogno e i transfert
Maurizio Guarneri: Vedere pensare sognare
Francesco Conrotto: Analisi dei sogni e statuto epistemologico della psicoanalisi
Sergio Molinari: Nel labirinto freudiano: tra sogni, affetti, sessualità e metapsicologia
Pier Luigi Rossi: Mettere un’immagine davanti a sé: considerazioni sul valore della Darstellung
Francesco Napolitano: Interrogativi sulla coscienza onirica
Amedeo Falci: Modelli onirici e processi mentali
Alessandra Ginzburg: La stoffa di cui sono fatti i sogni
Emilia Colajanni, Maurizio Guarneri, Serena Indovina, Rosa Lo Baido, Laura Nastri, Gianna Ratto, Gabriella Russo, Marina Terrana: Teoria psicosessuale e analisi dei sogni
Malde Vigneri: Raffigurazioni ricorrenti nei sogni
Domenico Chianese: Sogno, persona, transfert.
I Lavori sono raccolti in un volume a cura di F. Riolo, edito da F. Angeli, dal titolo: L’analisi dei sogni Gli scritti del VI Colloquio di Palermo
Il Settimo Colloquio si è svolto il 25 e il 26 Ottobre 2008 sul tema
“L’inconscio”
I lavori si sono svolti a Palazzo Chiaramonte Steri, e sono stati i seguenti:
G. Di Chiara: L’ Inconscio: denuncia di scomparsa; eppur rimuove;
A. Costa: Semiogenesi dell’inconscio: dal segno alla parola;
F. Riolo: Lo statuto psicoanalitico di inconscio: prospettive attuali;
A. Falci: Terza persona (non persona);
F. Barale: Intervento sulla relazione;
M. Vigneri: L’ inconscio prima di Freud;
A. Ginzburg: L’ inconscio in una tazza di thè;
A. Semi: L’ inconscio e i limiti dell’individuo;
L. Sarno: Solidità, evaporazioni, congelamenti e persistenza dell’inconscio;
E. Cutaia, D. Rao Camemi: Destini dell’inconscio: limiti del lavoro di deformazione;
VIII Colloquio Di Palermo
“Il controtransfert”
A cura di Andrea Rapisarda
Il 24 e il 25 ottobre si sono tenuti a Palermo, ospitati nella storica cornice di Palazzo Chiaramonte Steri, oggi sede del Rettorato dell’Università, i lavori dell’VIII Colloquio di Palermo, tradizionalmente punto di arrivo dell’attività scientifica del Centro ma anche momento d’incontro con la Psicoanalisi Italiana. Tema del convegno “Il Controtransfert”.
“La storia del Controtransfert è in attesa tutt’ora di una definizione teorica condivisibile – ha detto Malde Vigneri, Presidente del Centro di Palermo, aprendo il convegno – e si articola in definizioni più o meno estese o ristrette, versioni classiche, espanse o relative alle nuove intersoggettività” sottolineando in questa maniera come le diverse sfaccettature del tema nella letteratura psicoanalitica hanno costituito i motivi di avvio del convegno. Sara Capillo , psicoanalista di Palermo, con una originale quanto efficace relazione introduttiva dal titolo “Il paradosso del Controtransfert” è riuscita a offrire un panorama sulle diverse concezioni sul Controtransfert con una formula teatrale che ha catturato l’attenzione degli ascoltatori nonostante la complessità degli argomenti. Nel gioco di due protagonisti ha fatto dialogare la voce classica e quella innovativa, inizialmente in una forma contrapposta poi avvicinandole concettualmente sempre di più fino a uno scambio di ruolo che è sembrato diventare la voce di un dialogo interno e in questa maniera in definitiva ha rimarcato come “è proprio nella tensione irriducibile tra diverse posizioni che alberga non la verità, bensì la sua ricerca”. L’intervento, evitando quindi le polarizzazioni concettuali e inserendo invece le diverse posizioni teoriche in un gioco dinamico di dissolvenze e di figura/sfondo, ne ha addirittura ampliato gli orizzonti fino ad articolare il concetto di Controtransfert con il modello di campo e con la teoria delle trasformazioni, articolazioni che hanno costituito il file rouge dell’incontro scientifico, ricollegando il tema del colloquio a uno spirito antico del Centro di Palermo, come ha ricordato Antonino Ferro, che lo ha ricongiunto con il pensiero di Francesco Corrao. Con Aldo Costa, veterano del Centro di Palermo e ispiratore del tema del convegno, i fenomeni di Transfert/Controtransfert attraversano il campo analitico alla maniera di fisiologici movimenti sisto/diastolici che sottendono la ricerca pulsionale dell’oggetto propria del setting analitico. Tali movimenti quando non determinano pericolose aritmie coincidenti con le contrazioni narcisistiche della coppia analitica, caratterizzate dalla ripetizione del passato, ritrovano – dice Aldo Costa- un momento germinativo nelle condizioni di separatezza tipiche del setting e momento sistolico del campo, da cui origina naturalmente la diastole/nostalgia della fusionalità. Dalle Identificazioni Proiettive collegate a quest’ultima possono germinare nuclei di inedite riorganizzazioni identitarie della coppia analitica; qui diventa essenziale il lavoro di controtransfert, ancora una volta “movimento del cuore”, sembra dire Aldo Costa, che può trovare nelle Trasformazioni Espansive, vero vertice di fusionalità della coppia analitica e momento di dilatazione della capacità di reverie dell’analista, arricchimenti paragonabili alla creazione artistica.
Fusionalità e separazione, nella relazione di Riccardo Romano, diventano la doppia promessa che l’analista fa al suo paziente, “non si può parlare di analisi – dice Romano – se il Transfert del paziente è considerato come riedizione che si riferisca esclusivamente alla sua sfera senza che ci sia un coinvolgimento di qualcosa di simile che ricada anche nella sfera, nel campo, nella geografia dell’analista….solo il paziente può farci cogliere e scoprire il nostro Controtransfert, perché altrimenti si tratterebbe del nostro Transfert su di lui”. Romano assimila il rapporto Transfert-Controtransfert al rapporto contenuto-contenitore con qualità di legame che possono essere quindi parassitarie, conviviali o simbiotiche. Rifacendosi al modello del pensiero associativo proposto da Corrao ed alla sua struttura complessa multimodale, considera il Controtransfert un oggetto analitico di cui occorre riconoscere le estensioni nelle dimensioni del senso, del mito e della passione; una quarta dimensione, quella dell’etica, rimarca poi la responsabilità dell’analista impegnato nel solitario lavoro di controtransfert.
“Al di là del Controtransfert” si è invece posto Franco Conrotto con la sua relazione dallo stesso titolo, ricordando l’importanza nella Psicoanalisi dell’immaginazione e che “nella produzione della conoscenza psicoanalitica assumono un ruolo centrale lo speculare, il teorizzare, il fantasticare.. “ ; tuttavia non è corretto – ha proseguito – parlare di osservazioni neutrali ma sempre e soltanto di congetture, ”l’oggetto della psicoanalisi non è l’inconscio del paziente ma ciò che si crea nella relazione analitica e la metapsicologia il tentativo di mettere in forma questo prodotto”.
Nel prosieguo del convegno, in linea con l’ipotesi di Freud secondo cui il pensiero è un processo di scarica sulla via dell’azione, si è sottolineato come sia proprio lo sviluppo simbolico che in alcuni casi diventa impossibile. Con una relazione dal titolo “L’azione di controtransfert” Diego Bongiorno si è chiesto quindi quanta azione è possibile riconoscere nelle parole, soprattutto quando nella clinica opera un particolare tipo di trasformazioni sostenuto dai fenomeni di Transfert-Controtransfert: le Trasformazioni Topologiche; esse presuppongono – dice Bongiorno – l’uso dell’ azione camuffata da pensiero, frutto dell’intensità dell’affetto e foriere di azioni di controtransfert come risposta dell’analista. Alla formazione dell’oggetto topologico, prodotto dalle trasformazioni topologiche (tipici esempi possono essere considerati il nastro di Moebius o alcuni quadri di Escher), contribuiscono inconsciamente paziente e analista e costituiscono per entrambi un ambito di impossibilità a distinguere il confine, l’interno dall’esterno.
Alessandra Randazzo, presentando un lavoro di gruppo del Centro di Palermo sulla Psicoanalisi Infantile, ha poi sottolineato che “non ogni azione è un acting, né è sempre espressione di Controtransfert”. Il gruppo di Palermo ha voluto precisare, nel lavoro presentato, la differenza fra la funzione comunicativa dell’ agirein, essenziale nelle analisi dei bambini, la funzione evacuativa dell’acting e le possibili re-azioni dell’analista alle Identificazioni Proiettive nelle analisi dei bambini. Attraverso casi clinici è stata puntualizzata quindi la “funzione azione” del linguaggio come azione terapeutica e linguaggio dell’effettività e, nell’analisi infantile, l’interpretazione / azione come funzione dell’interpretazione, differenziandole dall’acting di controtransfert e questo dal linguaggio/acting e dall’azione/acting, a loro volta espressioni di controidentificazioni proiettive dell’analista (Grinberg, 1957).
Il Controtransfert con i pazienti difficili ha accomunato le relazioni di Anna Maria Nicolò e Franco De Masi, anche se da vertici molto diversi . La Nicolò ha sottolineato che in questi casi “si toccano livelli più primitivi e non rappresentati” dove “non sono importanti le parole ma quanto sentiamo nel corpo e a livello sensoriale…”. Ricordando Winnicott la Nicolò ha sottolineato come “noi riusciamo nel momento in cui falliamo con quel paziente (W. 1963, pg 337)” ; compito dell’analista “è uscire dal fallimento fornendo un’esperienza che permetta di vivere in modo trasformativo quell’ambiente primario che era stato all’origine traumatico…”. La sfida diventa quindi (si potrebbe dire ancora una volta) trasformare il campo. Nel caso descritto dalla Nicolò un sogno di controtransfert diventa la via regia al lavoro di controtransfert poichè attraverso il sogno – dice la Nicolò – l’analista mette a disposizione il suo funzionamento mentale a cui è giunto grazie alla sua analisi e “quando questo avviene stiamo costruendo una nuova esperienza…”. Due definizioni di Controtransfert infine nella relazione della Nicolò, una ristretta collegata ai funzionamenti nevrotici e un’altra più estesa, stimolata dal lavoro con pazienti più gravi e dai livelli non rappresentativi della mente dove “non si tratta di svelare ma piuttosto di favorire trasformazioni della coppia analitica”.
Con De Masi non si può lavorare analiticamente con gli psicotici se non si ha un approccio teorico specifico. Mentre il transfert psicotico costituisce per De Masi un impedimento al processo terapeutico, il ruolo del Controtransfert sembra apparire in una veste ridimensionata e il lavoro analitico più che caratterizzarsi per le dinamiche di Transfert-Controtransfert passa piuttosto attraverso il tentativo di portare il paziente verso la presa di coscienza del suo funzionamento psichico e la consapevolezza di come la parte psicotica “considerata fonte di benessere e di potenza” possa prendere il sopravvento su quella sana, poiché egli “è conscio ma non consapevole di quanto gli accade..”. Il delirio come il trauma – dice De Masi – non può essere elaborato, viene dissociato e mantiene la possibilità di ripresentarsi come un corpo estraneo capace di contaminare il suo mondo…; con De Masi il focus del lavoro analitico si sposta quindi dal lavoro di Controtransfert in direzione di una maggiore attenzione all’esplorazione del mondo interno del paziente ed alla sua storia traumatica.
Lucio Sarno con una relazione dal titolo “Il Controtransfert fra tecnica e metodo”, ha da parte sua arricchito il panorama concettuale del convegno introducendo la self disclosure, argomento molto dibattuto e controverso dell’assetto dell’analista e della tecnica psicoanalitica, inserendola nella cornice concettuale più ampia dell’attività dell’analista collegata al pensiero onirico della veglia ed esemplificando le sue argomentazioni con perspicue e personali esperienze cliniche
“Il Controtransfert nodo da sciogliere o strada da esplorare…”? si è chiesto a sua volta Paola Camassa. La psicoanalista di Palermo ha voluto sottolineare in questa maniera che “il paziente deve riconoscersi nella sua costruzione e deve ritrovare le sue coordinate spazio-temporali” ricordando che “l’ascolto del Controtransfert è antagonista al libero ascolto della realtà del desiderio del paziente.” e con Bion che l’ascolto del Controtransfert è “ciò che comporta il maggiore rischio”. La Camassa ha stigmatizzato quindi “l’uso del Controtransfert che deriva dall’ascolto del Controtransfert…” indicandolo come vulnus alla capacità negativa dell’analista e indice di una modificazione del metodo psicoanalitico che da osservativo si converte definitivamente al piano relazionale; occorre – ha continuato- saper distinguere le macchie dell’analista da quelle del paziente “le prime da lavare, le seconde impronte..le prime Controtransfert, le seconde Identificazioni Proiettive..”
Una buona interpretazione di transfert– dice la Camassa – dipende dall’uso che l’analista saprà fare delle Identificazioni Proiettive poiché “le impronte aprono varchi all’esplorazione della realtà del paziente e della reazione dell’analista a quella realtà..” .
In definitiva accanto alle preziose puntualizzazioni riguardanti i diversi ambiti concettuali e l’utilità di mantenere nella teoria le differenze, alcune volte quasi impercettibili, fra i derivati del Controtransfert da quelli delle Controidentificazioni Proiettive, anche per il diverso utilizzo tecnico che ne può derivare nella clinica, le relazioni presentate al Colloquio di Palermo e il dibattito che ne è seguito, si sono preoccupate di mantenere le diverse teorie sul Controtransfert in una posizione di confronto dialogante a cui l’ambiente psicoanalitico di Palermo ha saputo offrire un terreno particolarmente fertile a estensioni con il modello di campo e con la teoria delle trasformazioni , contaminazioni concettuali che è sembrato poter consentire promettenti evoluzioni della teoria psicoanalitica sul Controtransfert.
Rimane comunque di non facile soluzione, e si potrebbe dire immediato, il problema di come affrontare nella pratica clinica le emergenze controtransferali.
“ci vuole uno Psicoanalista” ha affermato a tal proposito, a conclusione dei lavori scientifici, Fernando Riolo volendo sottolineare in questa maniera il ruolo insostituibile e la centralità del mondo interno dell’analista, ma allo stesso tempo il valore della tecnica e della teoria psicoanalitiche. Ricordando infatti con Winnicott che “l’analista deve restare vulnerabile eppure conservare il suo ruolo professionale” (Winnicott, 1969), Riolo ha voluto così precisare quelle specifiche qualità della funzione dell’analista, collegate alla passione per la ricerca, che già nel percorso da Breuer a Freud hanno consentito la nascita della psicoanalisi.
Da sottolineare infine la significativa e attenta partecipazione ai lavori scientifici di un folto numero di studenti.
Hanno completato l’evento l’affascinante Piazza Marina di Palermo e le suggestive atmosfere di Palazzo Fatta che ha ospitato le pause di lavoro; la cena sociale in stile ancien regime ha riunito i partecipanti nel Palazzo seicentesco, preceduta da una stimolante performance teatrale dell’attore Sandro Dieli che ha rivisitato e interpretato in forma di monologo “Le Metamorfosi” di Ovidio.
I lavori sono stati moderati da Alfonso Accursio, segretario scientifico del Centro di Palermo, Antonino Ferro e Domenico Chianese.